Memoria e memorie di un uomo quasi qualunque

Chi è Luciano Trani? Perché un'intervista in cui parla della memoria? Di lui, per ora, sappiamo solo che vive in un posto meraviglioso: Ischia. Ma proseguendo con la lettura, si può scoprire qualcosa di molto importante legato ai labirinti e ai tracciati del ricordo, individuale e collettivo. Vale davvero la pena di seguirne le riflessioni...

di Simoncella La Flaca Trani

www.simoncellasimoncella.wordpress.com


 

Partendo dalla definizione di memoria, passando per la descrizione di cosa è per un individuo (uno qualsiasi, quasi preso a caso) memoria, arriveremo a conoscere come la memoria possa trasformare un individuo qualsiasi in un individuo ben definito, in una persona irripetibile. Il percorso, nel suo svolgersi, ci rivelerà la vera identità di questo per ora sconosciuto e misterioso personaggio. Di lui, per il momento, sappiamo solo che risponde al nome di Luciano Trani e che è un figlio di quell’isola maggiore del Golfo di Napoli, che è la splendida Ischia.

 

Ecco come Luciano Trani definisce la memoria.

Considero memoria, innanzitutto l’insieme di esperienze che hanno caratterizzato ciò che sono oggi. Qui mi riferisco dunque alla memoria individuale, perché poi c’è anche una memoria storica. Ma andiamo per gradi.

Memoria è ciò che caratterizza la personalità di un individuo, attraverso le sensazioni, le emozioni, la lotta anche, perché no.

Se ricordiamo il passato, ci sono stati eventi, momenti importanti, che hanno in qualche maniera cambiato il corso della vita di ciascuno di noi.

Ad ogni modo, ritengo che rispondere a questa domanda sia questione molto complessa, essendo la memoria un qualcosa che appartiene alla nostra individualità. Ed è sempre difficile parlare di se stessi e ascoltare quello che si sta dicendo di sé.

La memoria potrebbe forse essere definita come un contenitore, in cui sono immagazzinati tutti i frammenti, le immagini, le sensazioni e le emozioni, che, mescolandosi e componendosi tra loro, hanno dato vita alla formazione del e hanno contribuito alla nostra consapevolezza di esso.

La memoria individuale, quella che si può definire come l’insieme di esperienze che hanno definito e caratterizzato un sé, viene completata e arricchita da un secondo tipo di memoria, che potremmo definire come memoria storica.

Questa è una memoria che chiama in causa anche aspetti della storia di una società.

Ma se memoria individuale e memoria storica in linea di principio dovrebbero tendere a intrecciarsi e a contaminarsi, e spesso lo fanno, altrettanto spesso nei fatti finiscono con l’allontanarsi, finiscono col percorrere strade esclusivamente parallele. E ciò non può che essere un danno. Potremmo anche dire, che si tratta di un caso particolare di indifferenza all’altro da sé. E ben si sa, dove questa ha sempre portato.

 

 

Chi sono io?

Io sono un creativo.

Ma prima di svelare a me e a voi il mio passato di creativo alla ricerca, mi piacerebbe soffermarmi sulla definizione di ciò che per me ha sempre significato possedere creatività.

L´essere creativi è proprio di chi cerca di dare sfogo alle proprie potenzialità: in altre parole, è proprio di chi cerca con i soli propri mezzi di aprirsi a nuovi cammini, pur avendo la consapevolezza, che ciò potrebbe richiedere da parte sua uno sforzo maggiore rispetto a chi accetta dei canoni prestabiliti.

Ovviamente, farcela con i propri mezzi, non implica il divieto assoluto di chiedere aiuto, perché il chiedere aiuto, quando se ne ha un vero bisogno, e puó succedere ai migliori di noi, non inficia nulla dell´indipendenza e autonomia del percorso di un individuo; anzi, è solo raccogliendo e facendo affidamento su tutte le proprie forze e solo e soltanto sulle proprie, che si riesce a trovare il coraggio di chiedere aiuto a un´altra persona. La capacità di chiedere aiuto è il segno piú alto della forza interiore di un individuo. E il creativo è anche colui che raggiunge questo livello di coraggio, colui cioè che è in grado di azzerare l´orgoglio superfluo. E soprattutto, e più in generale, creativo è colui che supera sempre se stesso, vincendo di volta in volta le proprie paure, come la paura di chiedere aiuto, o di essere giudicato dagli altri, o di ferire gli altri. Creativo, è colui che ha capito, che se si rispetta se stessi e le proprie scelte di vita e ci si lascia dunque liberi di essere se stessi, nessun male potrà essere mai cagionato agli altri. Per arrivare a questo livello di consapevolezza del proprio essere, occorre una sovraumana dose di coraggio. Ed è proprio questa dose assurda di coraggio, che contraddistingue un vero artista, da un potenziale creativo, uno cioè che ancora non è arrivato alla totale consapevolezza dell´essere, che magari è proprio a un passo da essa, ma che non ha trovato ancora il coraggio di affrontare le sue paure, per potersi finalmente liberare veramente, dando così libero e pieno sfogo alla propria creatività interiore. Il creativo potenziale è un artista in potenza, che non ha ancora iniziato a vivere la sua vita e che rischia, se non prende il coraggio necessario per aprire gli occhi, di morire prima ancora di aver respirato la vita vera.

Tutti siamo infatti capaci di sopravvivere, per una vita intera, ma quanti di noi sono davvero in grado di iniziare a vivere, prima di scegliere di morire?

Il creativo è dunque chi intravede nuove opportunità e fa in modo che queste opportunità, quelle che noi siamo soliti chiamare idee - le creazioni della nostra mente - diventino concrete e solide, in altre parole, reali.

Creativo è colui che ha un sogno senza fine e lotta instancabilmente per raggiungerlo.

È una lotta che durerà finché si ha vita, una lotta fino all´ultimo respiro.

Possiamo affermare, che l´artista va contro corrente, si oppone e rifiuta con tutte le sue forze il fermarsi nel mezzo, a metà strada, l´essere cioè mediocre; e piuttosto che limitarsi a essere un mezzo uomo, né carne e né pesce, preferisce sfidare se stesso, mettendosi in discussione quotidianamente, facendo del dubbio sull´adeguatezza di se stesso alle sfide di ogni giorno il proprio metodo di progresso.

E, mentre l´essere che si accontenta di essere mediocre, ricercherà senza respiro le rassicurazioni e le sicurezze guardando fuori, guardando all´esterno di sé, nel mondo esterno, l´artista le cercherà volgendo lo sguardo nel suo intimo, vi scaverà, andrà fino in fondo, sempre più a fondo, si guarderà dentro fino a quando… eureka! non avrá trovato nel suo interno tutte le certezze che gli occorrono, finché cioè non avrà trovato il vero se stesso, quello totale, quello di cui al mondo esiste un solo esemplare. Ed è allora che l´artista potrà iniziare a vivere la sua creatività, respirando finalmente a pieni polmoni.

 

E ora, alcune considerazioni sul mio passato di creativo alla ricerca di se stesso.

Confesso che sono un po´spaventato, perché non è mai facile raccontare se stessi, a sé e non solo agli altri, ma, da buon creativo, andrò oltre la mia paura iniziale e la supererò. Vincerò me stesso.

Come dicevo agli inizi, il creativo è colui che dà sfogo alle proprie potenzialità. Sia chiaro, che si tratta di dover percorrere un cammino lunghissimo, di anni e anni, di errori e aggiustamenti di rotta, prima di riuscire a far uscire fouri da sé tutta la propria, vera, potenzialità.

E in verità, non so ancora se ci sono riuscito, ad arrivare alla piena consapevolezza del mio potenziale umano. Ma una cosa la so: ci sono troppo vicino, per fermarmi adesso. Un ultimo fiato e mi tiro fuori!

Alle prime esperienze, io non sapevo ancora per nulla di avere delle potenzialità. Eppure la vita, allora non sapevo ancora se per sfortuna o per fortuna, mi ha messo di fronte a situazioni di necessità, che mi hanno mostrato la via.

La mia famiglia, pur facendo per me tutto ciò che era loro possibile, per darmi un´educazione e della sicurezza, puntualmente finiva col non riuscire a evitare di farmi scontrare da solo con situazioni difficili, tutte quelle possibili e immaginabili situazioni che un adolescente si trova immancabilmente ad affrontare, e che dunque dovevo risolvere sempre in modi molto personali,. Ci tengo a precisare che, questa mancanza, giammai intenzionalmente voluta dai miei genitori, è derivata dalle loro purtroppo limitate conoscenze.

È così che ho iniziato presto a dover fare i conti con la mia capacità creativa. Già da bambino, in effetti, ero capace di inventarmi qualsiasi cosa: come i giochi presi a prestito dalla natura, non so, una fionda, un arco, delle frecce; e il luogo dove trascorrevo gran parte del mio tempo non era la mia casa, come uno potrebbe immaginarsi, bensí la pineta, e i miei amici di gioco erano gli animali che popolavano il bosco vicino casa (serpentelli, lucertole, formiche, calabroni, e dei tenerissimi topini).

Iniziai a sette anni, col ballo. Ora so che non fu un caso.

La mia maestra delle elementari, la carissima Caterina Scarano Di Vaia, ebbe fiducia in me e mi infuse lo stimolo necessario affinché dentro di me potesse crescere una forte curiosità di conoscere balli folcloristici come la tarantella e affinché mi riuscissi a mettere alla prova con la recitazione di alcuni brani teatrali, di cui ora non ho memoria. Però ricordo con piacere, che fu un bel periodo: andavamo in giro con il nostro gruppo di danza folcloristica, per esibire in feste di piazza la tarantella. Un´esperienza indimenticabile! E per averla potuta vivere, ringrazio ancora la mia maestra.

Dunque, la mia passione artistica è iniziata con la musica, e esattamente col ballo. E, come vedrete, il ballo tutt’oggi è ancora la mia… chiave maggiore.

A dodici anni la musica “suonò di nuovo alle mie orecchie”, in forme nuove: lezioni di piano. Questa volta, non ebbi la stessa fortuna con l´insegnante e così, nonostante la voglia di imparare, abbandonai il piano e decisi di dedicarmi alla chitarra.

A quattordici anni cominciai a suonarla e a studiarla come autodidatta. In seguito, proseguii lo studio con un maestro Jazz. Nello stesso periodo, con l´aiuto di un amico, costruimmo uno studio musicale, dove passavamo gran parte del nostro tempo. Era il nostro luogo, dove ci si incontrava per fare musica. Non ricordo quanti amici venivano a trovarci nel nostro piccolo studio, ma l´importante era il gusto di condividere con loro una grande passione per la musica.

E io mi sentivo bene, per il solo gusto di creare, io mi sentivo bene quando creavo. Non ricercavo il riconoscimento altrui, mi bastava essere contento per me. E creando, io ero contento, appagato, stavo bene con me stesso. Ero creativo per me stesso. E forse, non mi rendevo ancora conto che, creando per il solo gusto di creare, per il solo piacere che creare in libertà procurava alla mia persona, io facevo del bene anche agli altri e, in quella libertà di essere se stessi fino in fondo, non avrei potuto mai nuocere a una mosca, neppure se l´avessi voluto. Il creativo, l´artista è colui che ha una sensibilità fuori dal comune e chi ha una sensibilità fuori dal comune non può essere nocivo per nessuno. La sua stessa natura glielo impedisce. Unica condizione da rispettare: lasciarsi liberi di essere chi si è e non cercare di essere chi non si può essere. Non snaturarsi, insomma, ma seguire la propria natura, fino in fondo. Nel momento in cui ci si snatura, si fa del male a se stessi e, per conseguenza naturale, agli altri. Tuttavia, nemmeno in questo fare del male c´è volontà di nuocere agli altri, poiché questi atti involontari sono dovuti solo a una non piena consapevolezza di sé, a un non pieno possesso di sé stessi e della propria volontà. Ed è al raggiungimento di questo obbiettivo fondante, che un potenziale creativo mira, prima di indirizzare le proprie energie al perseguimento di ogni altro suo sogno: scoprire e conquistare se stessi, per scoprire e conquistare il mondo e, dopo il mondo, perché no, anche l´universo … se tempo ancora dovesse restare.

 

Il presente è una conseguenza del passato, per cui mi sento prima di tutto una persona creativa, per questo un uomo libero, per poi essere anche un papà, un compagno di vita, un imprenditore, un amico, il Presidente di un´associazione di tango, un ballerino di tango: in sintesi, un essere umano, coi propri pregi e difetti, ma che tende e anela a un costante perfezionamento, a un costante superamento dei propri limiti di uomo.

Con queste basi, con la creatività come mia prima compagna in questo viaggio meraviglioso che è la mia vita, posso guardare all´oggi e al domani senza paura, e immaginare mille e mille prossimi sogni da raggiungere.

Il sogno più prossimo: far crescere Amortango, la mia associazione di tango, in tutti i suoi aspetti, sia tecnici sia umani. Inoltre, in tempo utile, desidero costruire una compagnia di teatro-tango, con l´intento di portare in giro il tango e le sue storie.

 

Ma prima di iniziare a sognare davvero, devo fare quell´ultimo passo di cui vi parlavo, quello che mi condurrà a scoprire Luciano Trani nella sua più totale libertà di essere. Solo allora, infatti, avrò trovato la pace necessaria al raggiungimento dei miei milioni di sogni, ancora a metà tra sogno e realtà.

Sperando di aver fatto un po´di luce su chi siano in verità i creativi, personalità spesso non facili da comprendere, grazie a tutti gli amici di Silmarillon, e in particolare alla mia intervistatrice Simona e alla regista di Silmarillon, Francesca, per avermi offerto questa occasione di riflessione e scoperta.

 

Questo era, è e sarà Luciano Trani… un uomo quasi qualunque.