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Numero 16



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Memoranda 

Un tempo usavamo il caro, vecchio diario. Oggi scriviamo sui blog. Che diventano veri e propri luoghi della memoria, custodi digitali dei nostri pensieri, riflessioni, racconti. Ne tengono la traccia, ricordandoci chi siamo. Per nulla "effimeri", sono fedeli compagni di penna, Anzi, di tastiera...

di Briciolanellatte
http://briciolanellatte.splinder.com




Spesso mi sono sentito rivolgere la domanda, da quando ho iniziato l’avventura nella blogosfera, per quale motivo ho deciso di aprire un blog. 
Inizialmente, in modo molto banale ma convinto, ho detto che era per sfogare la mia passione di scrivere, di vedere pubblicato qualcosa di mio senza filtri esterni e imposizioni di sorta, ottenendo, nel contempo, una critica spesso costruttiva da chi mi leggeva. 
Non potevo concepire che il blog potesse avere una qualche altra funzione ed ero soddisfatto di perseguirla. 
Dopo qualche anno, alla prima risposta, pur rimasta nel tempo sempre valida, se ne è aggiunta una seconda. 
Il blog era diventato nel frattempo qualcosa d’altro, persino di più complesso: era divenuto uno strumento omeopatico, curativo. 
Mi ero cioè accorto che scrivere per me era diventato medicamentoso, consentendo non solo di chiarirmi di per sé le idee, ma anche di gestire le mie suggestioni, le mie malinconie, i miei desideri, le mie utopie. 
Scrivere insomma per autorappresentare, per sublimare, circoscrivere, metabolizzare, ma anche per destrutturare e ricostruire. 
Il blog fungeva da incubatrice, da lente di ingrandimento, da cassa di risonanza delle irregolarità dell’esistere evidenziate dal con­tro­luce dello strumento. 
Poi, negli ultimi anni, il blog è entrato in una terza fase, probabilmente neppure l’ultima, che non ha eliminato le precedenti funzioni ma si è stratificata su di esse, come grossi rami di un albero fusi lentamente in un unico solido tronco. 
E ora il blog è memoria. 
Memoria di quanto è stato e non è più, memoria di ciò che ora è figlio del passato, percorso narrativo esternamente espressosi nei racconti, ma anche e soprattutto come percorso interiore di pa­role, immagini e sogni — icone di un modo sotterraneo — che hanno lasciato una traccia lunga centinaia e centinaia di pagine dal primo post ad oggi. 
E in tutte quelle parole, in tutte quelle immagini e quei sogni c’è fotografato un io in divenire con le sue ingenuità, le sue insicurezze e sovrabbondanze, ma anche con le sue gioie sopite, i suoi compiacimenti, le sue sinergie descrittive. 
Il blog ha registrato tutto, fedelmente, come un biografo muto o uno spettatore silenzioso, uno specchio docile che ha permesso di vedersi e rivedersi attraverso personaggi, azioni, dialoghi. 
Il blog tutto ha preso e tutto ha restituito, compresa la prova dimostrata della propria parabola stilistica e dei sentieri immaginari percorsi, rendendo le sensazioni provate nello scrivere e quelle sperimentate nel rileggere. 
Si è venuta allora a creare una mappatura ostinata e inflessibile dei propri sé, fissati in modo indelebile su un’impalpabile pellicola digitale, un flusso continuo di emozioni, passioni, luci e chiaroscuri, che mi hanno consentito di perdermi nei meandri della mente e di ritrovarmi, riscoprendomi ogni volta un po’ cambiato. 
Ho scoperto così, nel blog-memoria, un dialogo continuo con me stesso, costruendo solide zattere d’acqua in un mare senza requie, indistruttibili bolle d’aria nel vento più vorticoso. 
Nulla è svanito e tutto è rimasto, affinché guardandomi indietro potessi sapere, tutte le volte che ne avessi avuto bisogno, in che direzione andare sapendo da dove ero partito. 
La propria capacità narrativa passa anche attraverso i continui tentativi di tracciare nuove coordinate espressive, nel mettersi in gioco, nel mettersi in discussione. 
Memoria del blog e memoria del blogger; una mutua simbiosi di reciproco sostentamento e cura. L’uno ricorda chi è l’altro in uno spazio virtuale che diventa spazio vitale in cui dilatare il proprio esistere. 
L’uno aiuta l’altro nella edificazione della propria identità di scrittore e di testimonianza dello scrivere. L’uno rinvia all’altro in un continuo rimando all’alter ego dominante, senza sapere chi alla fin fine gestirà l’altro.
Sì, ora il blog è scrivere, lenire e ricordare. 
È memoria silenziosa che nutre i pensieri, è macchiare di scuro una pagina bianca per alleviare il mal del vivere, ma anche per ricordarsi di averlo fatto, perché si è ciò che si fa e ciò che si ricorda di aver fatto.