Numero 14
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stampa questa pagina [versione printer friendly] I sogni nell'arte
Da sempre la storia dell'arte penetra le misteriose trame del sogno e le rappresenta. L'uomo è affascinato da luci e ombre che caratterizzano la dimensione onirica. Visioni antiche si fondono a quelle moderne, seguendo un comune denominatore: la passione per l'irrazionale. di Ettore Luttazi
Di ispirazione profana o religiosa, in stili e in epoche distanti tra loro, il sogno è stato da sempre protagonista nelle rappresentazioni artistiche. Per rendersi conto di ciò basta prendere in considerazione due opere distanti tra loro per epoca, stile e gusto: Il sogno di Costantino o della vera croce, di Piero della Francesca e l'Incubo di Heinrich Fussli. Il primo, capolavoro assoluto del maestro del primo Rinascimento, è un riquadro compreso nel ciclo La Leggenda della vera croce affrescato nella cappella maggiore della basilica di S. Francesco ad Arezzo, tra il 1452 e il 1466, commissionata dalla potente famiglia Bacci e affidata inizialmente a Bicci di Lorenzo il quale portò a termine solo la parte superiore con i simboli dei quattro Evangelisti, due Padri della Chiesa e parte del Giudizio Universale. L'intero ciclo narra la storia del sacro legno a partire da Adamo per arrivare al ritrovamento della vera Croce effettuato da Elena , madre di Costantino, . Ma l'episodio che ci interessa è il sogno, che ha come protagonista l'imperatore artefice della svolta cristiana in occidente. Esso avvenne nella notte precedente alla battaglia contro Massenzio che ebbe luogo il 28 ottobre del 312 sul Ponte Milvio a Roma.
Cristo apparve in sogno all'imperatore Costantino invitandolo ad adottare, come simbolo per i propri vessilli, il segno della croce, che nel mattino precedente si era già rivelato in cielo allo stesso Costantino e al suo esercito in una visione miracolosa. Al di là delle considerazioni stilistiche sull'opera in questione e sull'artista in genere, grande studioso della scienza come molti suoi contemporanei , quello che più colpisce è il modo di trattare questo soggetto.
Un sogno che, allo stesso tempo, è storia e leggenda sacra e che fu narrato per la prima volta da Jacopo da Varagine nella Legenda Aurea del XIII secolo, e che che permette al maestro toscano di giocare su effetti luministici sensazionali. Se la luce è fondamentale per tutte le scene di questo ciclo, in questo riquadro diventa protagonista assoluta dell'opera. L'atmosfera si fa rarefatta e a vederlo dal vivo si ha davvero la sensazione di trovarsi di fronte a quelle immagini nitide , ma al tempo stesso velate che ci capita di vivere e vedere durante il sonno. Questa atmosfera invade l'intero campo pittorico dentro e fuori la tenda dell'imperatore. Il soggetto fu ripreso anche successivamente, ma questa resta senza dubbio una delle migliori rappresentazioni artistiche del sogno in generale, ed è ricordata da molti come una delle migliori scene di notturno della storia dell'arte. Con un vero e proprio volo pindarico passiamo al 1782. Altra epoca, altre tensioni artistiche, altra interpretazione dell'esperienza onirica. L'opera in questione è L'incubo di Heinrich Fussli. Il pittore svizzero naturalizzato inglese è uno dei maggiori interpreti della poetica del Sublime, e uno di coloro che ha saputo materializzare l'esperienza onirica meglio di chiunque altro in ogni tempo. Nell'interpretazione religiosa l'atmosfera rerefatta grazie alla luce forte, chiara, accecante ma comunque rassicurante. In questo caso invece la stessa atmosfera dal profumo irreale si raggiunge giocando sul buio che domina l'intera scena. Al centro una donna dorme distesa su una lettiga dal sapore neoclassico e dal fondo emergono due figure che disturbano il suo sonno Sono immagini che rappresentano le fobie dell'uomo, che prendono sembianze di mostri per metà uomo e metà animali e che trasmettono comunque paura e tensione. In realtà esistono due versioni dell'opera con delle sottili differenze.
La prima è conservata all'Institut of Arts di Detroit e ritrae una donna completamente distesa con la testa e le braccia che cadono all'indietro. Uno strano essere dalle forme antropomorfe è seduto sulla sua pancia e la osserva, mentre da una tenda da una tenda sullo sfondo appare il muso di un cavallo che non promette nulla di buono. Nell'altra versione, oggi al Goethe Museum di Francoforte, la donna ha una gamba piegata e l'essere malefico, sul suo addome , è per metà uomo e per metà animale. Inoltre in questo caso l'atmosfera da incubo è sottolineata con evidenti effetti coloristici e luministici che rendono più sfocato il racconto.
Fussli fu uno dei più grandi cultori del sogno come soggetto artistico. Il sogno era, per lui, il momento-luogo in cui l'uomo si liberava di tutte le sue ansie, in cui esse prendevano vita e forma provocando una paura incontrollabile, ma al tempo stesso liberandolo venendo esse allo scoperto. Un'esperienza, dunque, quella onirica che condiziona il corso della vita reale che attende l'uomo al suo risveglio Perciò sia nel primo caso, con il sogno-visione dell'imperatore Costantino, che nel secondo, con l'incubo tipicamente “Sturm und drang” di Fussli, il sogno regola o comunque interferisce e influisce sulla vita vera, quella cosciente, quella ad occhi aperti. . E' liberazione e manifestazione di ciò che si ha dentro e si risolve in una nuova coscienza. Da vivere al risveglio.
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