Numero 14
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stampa questa pagina [versione printer friendly] La televisione dei sogni seriali
La finzione cinematografica adora il tema del sogno e delle sue valenze. Viaggio nelle serie televisive che hanno fatto delle visioni "parallele" la chiave del loro successo, collegando la realtà a contesti più ampi, a volte deformi e minacciosi. Da Star Trek a Buffy L'ammazzavampiri, piccola antologia del sogno sul piccolo schermo...
di Kusanagi
Il tema del sogno è un “luogo” classico della narrazione di finzione, e le serie tv non sfuggono a questa regola: in particolare quelle fantastiche, horror e di fantascienza, dove la realtà viene raccontata spesso per via metaforica e simbolica, e dove fantasia, sogno, allucinazione e realtà sono solite mescolarsi senza alcuna soluzione di continuità.
Due serie di culto come Star Trek e Buffy L'ammazzavampiri hanno dedicato due dei loro episodi migliori proprio al tema del sogno, visto di volta in volta come lucida follia o come fantasia utopistica, un espediente narrativo attraverso il quale viene creata una realtà parallela credibile tanto quanto quella reale, al punto da confonderle senza possibilità di distinzione.
Tu sei il sognatore, e il sogno.
In Star Trek: Deep Space Nine, terza incarnazione del mito creato da Gene Roddenberry negli anni ‘60, uno degli episodi più interessanti e riusciti di tutta la serie, dal titolo Lontano tra le Stelle, (Far Beyond The Stars) ci racconta di un sogno ricorrente del capitano Sisko, in cui lui si ritrova nell'america degli anni 50 nei panni di uno scrittore che lavora per un periodico che pubblica racconti di fantascienza. In questa realtà alternativa, in cui tutti i membri dell'equipaggio hanno un proprio ruolo come suoi colleghi di lavoro, si trova a vivere sulla propria pelle la discriminazione di essere uno scrittore di colore in un'America dove ancora la segregazione razziale è una triste realtà. Nel sogno ci viene infatti raccontato di come lo scrittore lotti strenuamente per riuscire a far accettare al suo editore un'idea rivoluzionaria per la sua epoca, anche se solo in un racconto fantastico ambientato nel futuro, ovvero quella di una persona di colore al comando di una nave stellare. Ma per lui l'idea stessa che, seppur solo in un racconto inventato, una persona della sua razza possa venir riconosciuta dalla società come un individuo al pari di tutti gli altri, rappresenta un simbolo di speranza, un sogno per cui vale la pena di sopportare l'incubo del presente.
I have a dream ...
La lotta del protagonista per affermare se stesso e quel suo sogno di libertà diventa così implicitamente metafora della capacità della razza umana di plasmare la realtà con la forza dei propri ideali e dei propri sogni, senza la quale non sarebbe possibile alcun progresso o miglioramento della condizione umana. Una lotta che ricorda in maniera diretta ed esplicita la lunga battaglia per i diritti civili della gente di colore negli Stati Uniti, che ebbe uno dei suoi fondamentali momenti di svolta con lo storico discorso di Martin Luther King tenuto a Washington il 28 agosto del 1963, poi divenuto famoso in tutto il mondo proprio per la frase ricorrente “Io ho un sogno ...”
Ad aumentare la vertigine del racconto e la profondità di significato dell'episodio, è il fatto che nel finale il protagonista della storia, il capitano Sisko, prendendo quasi coscienza della propria condizione di personaggio di finzione e non di persona reale, rifletta sulla possibilità di esser lui stesso il frutto della fantasia dello scrittore da lui sognato. Una riflessione che insinua implicitamente il dubbio che anche noi spettatori potremmo esser frutto della fantasia di qualcuno, che sta scrivendo la nostra “storia”, ovvero la nostra vita, in un gioco di specchi e di rimandi tra realtà, sogno e finzione letteraria, la cui soluzione ultima non viene data, lasciandoci a riflettere sul mistero dell’esistenza e della condizione umana.
In Buffy L'Ammazzavampiri c'è invece un episodio nella sesta stagione, dal titolo Di Nuovo Normale (Normal Again) in cui la protagonista, Buffy Summers, a causa del veleno di un demone si ritrova catapultata in una realtà parallela, un incubo in cui non ha alcun potere soprannaturale, ma si trova invece rinchiusa in un ospedale psichiatrico.
E se non me ne fossi mai andata?
Il racconto procede portando avanti entrambe le realtà in cui Buffy si trova a vivere, quella normalmente raccontata lungo tutta la serie ed implicitamente riconosciuta come “reale” sia da parte sua che da parte degli spettatori dello show, e l'altra vissuta invece come un incubo , in cui è una ragazza disturbata mentalmente, rinchiusa in un istituto psichiatrico, che vive la propria esistenza in preda a continue allucinazioni.
L'autore in questo caso gioca con una notevole abilità con i due diversi piani di “realtà” del racconto, in cui però quello più credibile e verosimile da un punto di vista razionale non è quello che viene raccontato abitualmente nella serie, piena di vampiri, demoni, e creature soprannaturali, in cui la protagonista è una ragazza con dei superpoteri, ma quello che nella finzione viene presentato come un’allucinazione, in cui la protagonista è solo una “normale” ragazza con problemi psichici, seguita da due amorevoli genitori ed un premuroso dottore che cercano di aiutarla a superare i suoi problemi e riportarla alla normalità delle vita di una teenager qualsiasi.
Ecco che quindi la credibilità del racconto, e di conseguenza l’immedesimazione con la protagonista, diventa totale dal momento che il “sogno”, o allucinazione che sia, è molto più credibile e desiderabile della cosiddetta realtà, al punto che anche lo spettatore è portato per un attimo a credere che tutto ciò che è stato raccontato nel corso della serie fino a quel momento sia falso, e che veramente Buffy sia effettivamente “solo“ una ragazza disturbata bisognosa d'aiuto.
Infatti se all'inizio dell'episodio è molto chiara la distinzione tra realtà ed incubo, man mano che le certezze della protagonista si sfaldano, comincia a crollare pian piano anche il muro che separa mondo reale ed allucinazione, fino a confondere anche lo spettatore che guarda, con una presentazione talmente abile ed ambigua dei due diversi piani di realtà da non venir risolta nemmeno nel finale.
Infatti la chiusura dell'episodio non avviene, come ci si aspetterebbe, nel mondo “reale” con la protagonista felice tra i suoi amici, ma nella realtà alternativa, con una Buffy in stato catatonico e il dottore che comunica ai disperati genitori di averla persa per sempre, lasciando così agli spettatori il compito di sciogliere il nodo su quale sia la realtà, e quale sia il sogno, o se addirittura non siano reali entrambi, uno alternativo all'altro, e stia solo a noi a il dover decidere in quale dei due esistere.
Diverse realtà, diversi mondi, diverse prospettive che rendono reale un mondo piuttosto che un'altro, spesso talmente soggettive che ci è difficile stabilire cosa è realtà, cosa è sogno, e cosa è desiderio. Perché spesso siamo proprio noi stessi a rendere reale qualcosa con i nostri desideri, o a vedere cose che altri non vedono semplicemente proiettando i nostri sogni e le nostre speranze su persone o cose che per altri non significano nulla. Perché in fondo, spesso esser felici significa proprio vivere in un sogno da cui non desidereremmo svegliarci mai.
Il blog di Kusanagi è: http://www.lavitaenientaltro.splinder.com
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