stampa questa pagina [versione printer friendly] Il gusto della classificazione
Ordinare i libri è come provare a mettere a posto la nostra identità. Impresa non facile. Ci vengono in soccorso, insieme alla fantasia e all'estetica personale, i consigli di Melville Dewey, elencati da un bibliofilo sempre attento a lasciare lo spazio per il prossimo libro...
di Giulio Crotti
Diciamo la verità, noi supposti bibliofili siamo tutti un po’ feticisti. Ci piace leggere, certo. Ma ci piace anche il libro in sé, come oggetto. Un feticcio, appunto. Ché altrimenti non li compreremmo, i libri, ma li prenderemmo in prestito in biblioteca o da qualcuno e magari ne faremmo fotocopie, da leggere poi con calma, quando ci pare.
E invece no, a noi piace acquistarli, scegliendoli in base alle recensioni che leggiamo sulle riviste specializzate o perché sono piaciuti all’amico fidato. Oppure ancora per il credito che volentieri concediamo all’autore in virtù dei suoi trascorsi.
Ma non è solo questo. Certo il contenuto viene prima di tutto. Però, insomma, alzi la mano chi in libreria non si è mai ritrovato ad ammirare estasiato un tascabile Meridianozero, ad ascoltare rapito il fruscio sommesso delle pagine di un Einaudi stilelibero fatte scorrere con il pollice della mano destra, ad… annusare inebriati il cartoncino della copertina di un Adelphi… Beccati eh?!
E se, vista la difficoltà di reperire molti titoli nelle librerie monopolizzate dai vampiri del momento, ordinare su internet è ormai una necessità che ci priva del piacere di assaggiare i libri prima dell’acquisto, il sacrificio è ben ripagato dalla voluttà che si prova all’apertura dello scatolone di cartone consegnatoci dal corriere.
E infine eccolo, l’oggetto della nostra adorazione. Tolti dal cartone con avidità, per un bel po’ ce li teniamo così, impilati uno sopra l’altro. Chi sulla scrivania, chi per terra, chi sulle scale… Io li parcheggio nello studio, su una cassapanca, e a mano a mano che li leggo li sposto nelle varie librerie distribuite in tutte le stanze (eccetto il bagno: troppo umido).
Già, ma come disporli in modo che, un giorno, non si debba vagare di stanza in stanza alla ricerca di quel libro di quell’autore che tanto ci era o non ci era piaciuto?
Ognuno di noi ha probabilmente già trovato la sua personale risposta e la mia certamente non è migliore di tante altre. E’ solo la mia e mi va di condividerla, dopo di che… il dibattito è aperto.
Per cominciare, una tecnica che NON ho adottato ma che ha un’indubbia e consolidata efficienza: allocare i libri semplicemente nell’ultimo spazio disponibile MA avendo cura di contrassegnarne la posizione con un codice o delle coordinate da riportare poi in un archivio. La qual cosa può essere fatta a mano con carta e penna o ricorrendo alla tecnologia e dunque con PC e Access o Excel o un programma dedicato.
Massima efficienza, dicevo, ma in tutta franchezza non conosco nessuno che ami veramente i libri (e dunque non li colleziona solo per impressionare i suoi ospiti) e ricorra a questo metodo. Troppo freddo, impersonale. Serve il libro X dell’autore Y? Benissimo, consulto l’archivio et voila: libreria est, fila 9 posto 7. Veloce quanto triste. Ma volete mettere invece ricordare sia pure in maniera nebulosa di aver messo quel libro in una certa zona della libreria e cercarlo scorrendo i volumi con il dito? Soffermandoci di tanto in tanto su titoli che avevamo scordato di aver letto e persino di possedere, e così facendo riassaporandone il piacere. Oppure libri che ancora dobbiamo affrontare e dei quali pregustiamo la lettura. E poi via, una volta trovato l’oggetto della nostra ricerca è bello accertarsi che sia in buona compagnia, con le altre opere dello stesso autore o quanto meno con altre che trattano lo stesso argomento. E non è solo una questione di metodo. E’ una forma di rispetto: per il libro, per l’autore e per noi lettori.
E allora? Beh, io ho adottato con una buona dose di pragmatismo la Classificazione Decimale Dewey (CDD) ideata da Melville Dewey, bibliotecario e uomo di cultura americano, nel 1873. Il buon Dewey suddivideva il sapere secondo le tradizionali discipline accademiche, vale a dire:
- Generalità (tutte le opere che non trattano in modo specifico una disciplina, ad esempio le enciclopedie);
- Filosofia e psicologia (e occultismo);
- Religione;
- Scienze sociali;
- Linguaggio;
- Scienze naturali e matematica;
- Tecnologia;
- Arti;
- Letteratura;
- Geografia e storia.
All’interno delle discipline poi, sarà il classico ordine alfabetico per autore a governare la disposizione dei volumi. Ma poiché immagino che per molti (e io sono fra questi) la voce Letteratura (o narrativa) sia quella dominante, urge un approfondimento. La cosa più semplice e lineare è quella di procedere a una suddivisione che tenga conto della lingua originale dell’autore (narrativa americana, francese, inglese, italiana, russa…) e utilizzare il buon vecchio ordine alfabetico dapprima per la lingua e poi per autore. Per ognuno di essi poi fa testo la data di pubblicazione originale (non è un dettaglio, a volte le edizioni italiane di autori stranieri ne combinano delle belle. Succede quanto uno scrittore conosce un successo tardivo e allora scatta la pubblicazione del pregresso, con lo sconcerto del lettore che si ritrova in vita dei personaggi defunti).
A proposito di pragmatismo, può avere senso anteporre all’ordine per autore quello per genere, ad esempio quando di un particolare genere abbiamo un’abbondanza tale da dovervi dedicare un’intera libreria (una delle mie Billy è interamente dedicata al noir ed è un tripudio di Raymond, Connolly, Rankin, Lansdale…).
Analogamente, c’è chi, al pari delle librerie professionali, ama disporre i libri per editore. Ma è una scelta che non approvo. Sospetto che ci sia un diverso approccio culturale se non addirittura ideologico dietro queste discordanze di carattere estetico. Personalmente, preferisco di gran lunga la varietà cromatica alla piatta uniformità. E poi come la mettiamo con quegli autori che pubblicano per diverse case editrice o che cambiano maglia allettati da un contratto più vantaggioso?
Da ultimi, un problema abbastanza comune e una considerazione: la disponibilità di spazio e la (auspicabile) dinamicità di una libreria. Il bibliofilo ha una sorta di dipendenza: non può fare a meno di acquistare libri. Anche se ne ha già una scorta sufficiente a superare più di un inverno, ogni visita al libraio è un pretesto per comprare il tal libro: perché è in promozione o perché “se non lo prendo ora che lo vedo poi mi dimentico” o perché una copia in più di Cent’anni di solitudine in casa non guasta mai…
E allora beh, ordinate pure i libri come meglio credete, oppure non ordinateli affatto ma ricordatevi la cosa più importante: lasciate sempre dello spazio per il prossimo libro.
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