Numero 9
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stampa questa pagina [versione printer friendly] Suggestioni londinesi
84 Charing Cross Road nasce come libro e in seguito diventa anche un film. Narra la magia delle librerie in cui le storie di carta e inchiostro si mescolano alle vicende umane dei protagonisti. Perché un libro è un po' come un essere umano: pulsa di vita propria. E certe atmosfere, forse oggi in pericolo, non smettono mai di ricordarcelo.
di Kusanagi www.lavitaenientaltro.splinder.com
I luoghi alle volte sono qualcosa di più della loro semplice collocazione spaziale, alle volte rappresentano molto di più di un semplice punto nella cartina geografica. Ci sono luoghi che sono per noi emozioni, luoghi che sono schegge di memoria, che non riusciamo a considerare nella loro nuda oggettività, perchè per noi significano qualcosa, perchè ad essi è legata un'esperienza di vita che ci portiamo sempre con noi.
Per chiunque sia appassionato di lettura, o anche solo per chi almeno una volta nella vita si è trovato catapultato dalla realtà vera, quella che possiamo toccare con mano, alla realtà sognata ed immaginata che le pagine degli autori ispirati sanno creare attorno a noi, ecco, per tutte queste persone una libreria altro non è che un portale, un crocevia di mondi, una finestra aperta sull'immaginazione e sulla conoscenza.
Immaginate cosa può voler dire quindi trovarsi per davvero a percorrere una strada che di tali magici accessi sia piena, e che traspiri non puramente commercio, ma un'autentico amore per la pagina scritta, sia che essa sia nuova, consumata dal tempo o gelosamente custodita per divenire testimonianza del passato e memoria storica per i popoli e gli avvenimenti che vi sono narrati.
Ed è proprio così che vi capiterebbe di sentirvi se vi trovaste un giorno a Londra, svoltando a destra da Oxford Street in St Giles Circus, e iniziaste a percorrere Charing Cross Road.
Questa celeberrima strada è infatti la sede di alcune tra le più famose librerie delle capitale britannica, tra cui certamente spicca Foyles, ,che coi suoi tre piani colmi di libri, i suoi divanetti e le sue sale di presentazione è senz'altro una delle istituzioni londinesi , e di librerie “a tema” come ad esempio Murder One, in cui si possono trovare scaffali pieni di libri gialli e thriller, o Zwemmer Russian Bookshop, specializzato in libri in russo o comunque in inglese sulla cultura russa, oppure ancora Sportspages, che come si intuisce dal nome ha solo pubblicazioni sullo sport, in particolare calcio e cricket, sport nazionali inglesi, ma estesa ad ogni genere di attività sportiva coi libri d'importazione statunitense, su baseball, football, hockey e basket.
E poi ci sono le librerie che vendono libri di seconda mano, che costituiscono in un certo senso il cuore pulsante della strada, dove si può andare per trovare un'occasione, ma in cui si respira soprattutto l'amore per i libri, la comune passione per i mondi possibili creati dalla parola scritta, che persone di diverse culture e nazionalità, vendendo e comprando pagine consumate e lette da altri, contribuiscono a diffondere e condividere, compagni in uno stesso viaggio. sognatori dello stesso sogno.
Proprio da una di queste librerie, che ora non esiste più, nasce una storia che ci parla non solo di passione per i libri, in particolare per quelli usati, vissuti e conosciuti da altri, ma anche di amicizia, di fratellanza e di profonda umanità.
Una storia che ha percorso un lungo cammino, essendo nata dapprima nella realtà come uno scambio epistolare, e che via via si è trasformata prima in un libro, quindi in commedia teatrale, per diventare infine un film.
Nel 1987 infatti uscì la pellicola 84 Charing Cross Road, interpretata da due attori ricchi di talento come Anne Bancroft, già affermata per le sue interpretazioni di Il laureato e di Anna dei Miracoli (che le valse un'Oscar) , e Anthony Hopkins, che ancora doveva raggiungere la fama internazionale che gli avrebbe regalato il personaggio di Hannibal Lecter.
Nel libro da cui il film è tratto si narra la vera storia del carteggio intercorso dal 1949 al 1969 tra Helene Hanff , residente a New York City, e Frank Doel, libraio della Marks & CO. , una libreria antiquaria situata proprio all’indirizzo londinese del titolo, un luogo che la scrittrice stessa descrive come “la più adorabile delle librerie, che sembra essere uscita direttamente dalle pagine di Dickens” con scaffali “che sembrano non finire mai, e vanno su fino al soffitto, antichi e grigi per la polvere assorbita negli anni”. Probabilmente, rispondendo nel lontano 1949 ad un annuncio posto da una libreria londinese su una rivista letteraria locale, alla ricerca di edizioni non disponibili sul mercato statunitense, la lettrice newyorkese Helene Hanff non avrebbe mai immaginato di esser in procinto di cominciare un'avventura umana e letteraria che l'avrebbe coinvolta per i successivi vent'anni, portandola a condividere gioie e dolori della vita di tutti i giorni, oltre a quell'amore per la pagina scritta che era stato il motivo principale della nascita del rapporto, che da puramente commerciale divenne pian piano confronto di culture, e scambio di opinioni sincero e appassionato. Come ogni rapporto nato su un'interesse comune, l'amicizia tra la lettrice e il libraio si sviluppa inizialmente sulla base di un semplice rapporto commerciale, ma ben presto, grazie sia alla disponibilità e generosità dell'uno che all'intraprendenza mista a sfacciataggine dell'altra, si passa ad un'amichevole scambio di favori, che si concretizza con la spedizione di pacchi contenenti beni alimentari da parte dell'amica americana ai corrispondenti londinesi, sottoposti ad una duro razionamento nel periodo post-bellico per via delle carenza di cibo.
Dallo scambio di sensazioni e di beni tangibili, la relazione tra la newyorkese e gli amici di penna londinesi si arricchisce man mano che passano gli anni, riflettendo gli avvenimenti della storia, come ad esempio l'improvvisa morte del re, o l'incoronazione della regina Elisabetta II vissuta da Helene solo per radio, e amplificata dalle sensazioni di prima mano degli amici anglosassoni. Lo spirito americano della Hanff, pragmatico e spiccio, si scontra e si incontra con la classica aplomb inglese di Doel, e in questo i due attori che portano sul grande schermo sono perfetti per i loro ruoli, da un lato la Bancroft con la sua energia e la schiettezza di donna intelligente e appassionata e dall'altro Hopkins, con la calma, il contegno e la freddezza solo apparente del gentleman inglese.
Differenze che si rispecchiamo anche nel comune amore per i libri, visto che all'entusiasmo quasi fanciullesco dell'americana nel trovarsi tra le mani un'edizione impreziosita da una copertina particolare e pagini finissime, corrisponde una reazione alquanto composta del suo corrispondente inglese, che poco lascia trapelare delle sue emozioni .
Il libro è arrivato sano e salvo, lo Stevenson è così bello che quasi imbarazza la mia povera libreria, sono quasi intimorita a maneggiare una cosi' morbida copertina e le pesanti pagine ingiallite. Abituata alle fredde pagine bianche e alle rigide copertine cartonate dei libri statunitensi, non avrei mai immaginato che un libro potesse essere una tale gioia al tatto. Ad un certo punto quasi casualmente c'è tra i due una conversazione densa di significato, sulla diversa concezione di quello che un libro può o deve essere, e sul fatto che un libro passato attraverso più mani , benchè di minor valore , acquisti un qualcosa in più proprio per il fatto di esser appartenuto a più persone, e al fatto che ogni persona abbia lasciato un segno tangibile del suo passaggio, con una dedica, o una nota a margine di un passaggio significativo.
Amo i libri usati che si aprono alla pagina che un qualche proprietario precedente ha letto più spesso. Il giorno che lo Hazlitt arrivò tra le mie mani e si aprì sulla frase “Odio leggere libri nuovi”, nel silenzio della mia stanza subito esclamai ad alta voce “Compagno!” a chiunque l'avesse aperto prima di me.
Amo le dediche e le note a margine, mi piace il senso di complicità che sprigiona dal voltare pagine che qualcun'altro ha già girato prima di me, e leggere passaggi sottolineati su cui qualcun'altro chissà quando ha richiamato la mia attenzione.
Il pensare al libro come ad un'oggetto vivente, che superi i costrittivi limiti della sua mera fisicità, fatta di carta, inchiostro e rilegatura, e che acquisti un significato diverso da quel che mostra la sua apparenza, è uno dei concetti più interessanti e profondi che traspare dalle pagine della Hanff, così come il ruolo del libraio non come semplice rivenditore di merce, ma come custode di tale tesoro.
Se il libraio diviene così una sorta di guida spirituale, la libreria non può essere solo una semplice rivendita di libri, usati o nuovi che siano: essa diventa un luogo dove i libri sono raccolti per esser sottoposti alla nostra attenzione, dove nel silenzio e nella tranquillità si possa creare quel particolare legame tra noi e le storie che raccontano, un non luogo dove perdere il nostro tempo, e poterci immergere in un mondo interiore, dove lasciarci incantare.
Perchè una libreria non è un negozio qualsiasi, è lo spazio che più si avvicina ad una rivendita di sogni. Ciò che non puoi essere, vuoi per indole, per nascita o per estrazione sociale, puoi diventarlo anche solo per poche ore semplicemente vagando per i sentieri creati dagli scaffali. Ad ogni svolta puoi fare un nuovo incontro, e ti permette sia di imparare che di sognare, decidendo volta per volta cosa vuoi essere e dove vuoi andare. Ti consente di esplorare la realtà oppure di evadere completamente da essa. Si potrebbe dire in un certo senso che e' l'esperienza che più si avvicina all'assunzione di droghe senza però averne le controindicazioni. E se hai già provato una volta quell'esperienza, quel brivido, sai che quando entrerai in una libreria rimarrai nuovamente rapito, che non saprai verso quale scaffale dirigerti perchè ce ne saranno troppi a tentarti, ognuno col suo carico di doni.
Ed è proprio questa la sensazione che si può toccare con mano passeggiando in Charing Cross Road ed entrando da Foyles o da Books Etc, o da Murder One, locali che rispecchiano una concezione tutta anglosassone di quel che significa essere una libreria. Un concetto purtroppo ben diverso da come siamo abituati generalmente a considerarla qui in Italia, dove invece la si potrebbe paragonare ad un'enorme edicola, dove fermarsi appena il tempo dell'acquisto di un prodotto, e non per cominciare un rapporto intimo con qualcosa di vivo e pulsante.
Perciò se vi capiterà di passare per Londra, e amate i libri e ciò che significano, non mancate di fare un passaggio lungo Charing Cross Road: dove un tempo c'era la libreria Marks & Co, troverete ora una targa in memoria del luogo in cui nacque una particolare ed unica amicizia consegnata, attraverso le pagine di un libro, alla memoria collettiva di tutti i lettori del mondo, una comunità che troverà sempre un posto amico in cui rifugiarsi fintanto che esisterà una libreria.
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